M27 - La Nebulosa Manubrio

La Nebulosa Manubrio (M27), conosciuta anche come Nebulosa Dumbbell, è una delle più celebri nebulose planetarie del cielo e un oggetto di straordinaria importanza storica e scientifica. Situata nella costellazione della Volpetta, a circa 1.250 anni luce di distanza dalla Terra, M27 rappresenta il residuo di una stella simile al Sole che ha terminato il proprio ciclo vitale, espellendo gli strati esterni nello spazio. È una delle nebulose planetarie più luminose del cielo, tanto da poter essere osservata anche con piccoli telescopi o persino con un buon binocolo sotto cieli scuri.

La sua scoperta risale al 12 luglio 1764, quando Charles Messier la individuò e la registrò come il 27º oggetto del suo catalogo. È, dunque, la prima nebulosa planetaria mai scoperta nella storia, sebbene la sua vera natura fosse ancora ignota all’epoca. Messier la descrisse come una “nebulosa ovale, priva di stelle, simile a una piccola cometa”, riflettendo la finalità del suo catalogo: distinguere gli oggetti diffusi del cielo da quelli cometari. Solo molti decenni più tardi si comprese che M27 non era una nube di gas primordiale, ma il risultato della morte di una stella.

Nel XIX secolo, l’avvento della spettroscopia rivoluzionò la comprensione delle nebulose. Nel 1864, l’astronomo William Huggins osservò lo spettro di M27 e scoprì che la sua luce era dominata da righe di emissione caratteristiche di gas ionizzati, soprattutto idrogeno e ossigeno. Questa osservazione permise di dedurre che le nebulose planetarie erano costituite da gas rarefatto, non da stelle o polveri dense. Il termine “nebulosa planetaria” deriva in effetti dal loro aspetto circolare e definito, che nei telescopi dell’epoca ricordava quello dei pianeti giganti, pur non avendo nulla a che fare con essi.

La Nebulosa Manubrio prende il suo nome moderno dal caratteristico aspetto a forma di clessidra o di manubrio, evidente nelle fotografie e nelle osservazioni telescopiche ad alto ingrandimento. La struttura mostra due lobi principali di gas espulso, che si estendono per circa 2,5 anni luce, con regioni centrali di maggiore densità e complessità. Al centro della nebulosa si trova la stella nana bianca residua, con una temperatura superficiale di circa 85.000 Kelvin. È ciò che rimane del nucleo della stella progenitrice, un astro di massa media che, dopo aver esaurito il combustibile nucleare, ha espulso i suoi strati esterni nello spazio circa 9.800 anni fa.

La luce intensa e i colori spettacolari di M27 derivano dalla radiazione ultravioletta emessa dalla nana bianca, che ionizza i gas circostanti. Le aree rosse e verdi visibili nelle immagini a lunga esposizione corrispondono rispettivamente alle emissioni di idrogeno e ossigeno doppiamente ionizzato. Queste caratteristiche la rendono uno degli oggetti preferiti dagli astrofotografi, poiché offre contrasti cromatici forti e una struttura ben definita anche con strumenti amatoriali.

Dal punto di vista evolutivo, M27 rappresenta uno stadio avanzato della vita stellare: è ciò che diventa una stella di massa simile al Sole dopo la fase di gigante rossa. Tra qualche miliardo di anni, anche il nostro Sole subirà un processo analogo, creando una nebulosa planetaria prima di ridursi a una nana bianca. Studiare M27, quindi, significa anche osservare il destino futuro del nostro sistema stellare.

Oggi la Nebulosa Manubrio continua a essere un punto di riferimento per la comprensione delle ultime fasi dell’evoluzione stellare. Le osservazioni moderne, condotte in banda ottica e infrarossa, hanno rivelato strutture complesse di gas, noduli e filamenti, segno di un’espulsione non uniforme e di interazioni con il mezzo interstellare circostante. La sua brillantezza, la posizione favorevole nel cielo estivo boreale e il suo valore simbolico ne fanno una tappa obbligata per chi esplora gli oggetti del Catalogo Messier, una finestra aperta sulla trasformazione e il ciclo vitale delle stelle nell’Universo.

Le nostre foto

Data scatto11 agosto 2024
TelescopioTS Optics Newton D=203mm F=800mm
CameraQHY 294MC
MontaturaSkywatcher AZ-EQ6 PRO
ImmaginiN.A.
ElaborazioneSharpCap 4.0, Siril, Photoshop
GuidaZWO ASI 224MC, SVBONY SV106 guide scope, con PHD2
Altra strumentazioneCorrettore di coma TS-Optics e riduttore x0,95
AutoreDavide De Pasquale, Kevin Zeoli, Simona Di Rubbo
FiltriOptolong L-Enhance
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