NGC 6960 – Il Velo Occidentale (o filamentosa)

Tra le meraviglie più eteree e spettacolari del cielo estivo boreale si trova NGC 6960, conosciuta anche come la Nebulosa Velo Occidentale (Western Veil Nebula) o, più poeticamente, come la Nebulosa della Scopa della Strega. Situata nella costellazione del Cigno (Cygnus), a circa 1.470 anni luce dalla Terra, NGC 6960 è parte di un vasto complesso nebuloso noto come Nebulosa Velo (Veil Nebula) — i resti spettacolari di una supernova esplosa tra 8.000 e 10.000 anni fa.

Ciò che oggi osserviamo come una sottile trama di filamenti luminosi è, in realtà, l’onda d’urto in espansione generata dalla morte violenta di una stella massiccia. L’esplosione liberò un’enorme quantità di energia, proiettando nello spazio circostante gas e polveri a velocità di migliaia di chilometri al secondo. Quell’onda d’urto, interagendo con il gas interstellare, lo ha riscaldato e ionizzato, producendo la struttura filamentosa e colorata che oggi ammiriamo.

NGC 6960 è la sezione occidentale di questo vasto resto di supernova, che nel suo insieme occupa una regione del cielo di circa 3 gradi di diametro — pari a sei volte il disco della Luna piena. La parte orientale è designata come NGC 6992 e NGC 6995, mentre altre porzioni minori portano numerazioni aggiuntive come NGC 6974 e NGC 6979. Insieme formano un insieme imponente e spettacolare: un mosaico di luce che rivela la complessità e la bellezza dei fenomeni cosmici di distruzione e rinascita.

La Nebulosa Velo Occidentale attraversa otticamente una stella brillante, 52 Cygni, visibile a occhio nudo con cieli limpidi e che conferisce alla nebulosa il suo aspetto più riconoscibile nelle fotografie. Sebbene la stella non sia fisicamente associata al resto di supernova (si trova molto più vicina a noi, a circa 210 anni luce), la sua posizione prospettica contribuisce a creare una composizione visiva suggestiva e celebre tra gli astrofotografi.

Dal punto di vista fisico, NGC 6960 è costituita principalmente da idrogeno, ossigeno e zolfo ionizzati, che emettono nelle tipiche righe di emissione osservabili nei filtri a banda stretta:

  • l’idrogeno alfa (Hα) produce la componente rossa,

  • l’ossigeno doppio ionizzato (OIII) genera il caratteristico colore azzurro–verde,

  • mentre lo zolfo (SII) contribuisce con delicate tonalità magenta.

L’interazione tra questi gas e l’onda d’urto residua produce sottili filamenti intrecciati, che rappresentano le frontiere in espansione del materiale espulso. Ogni filamento è, in realtà, una superficie d’urto vista di taglio, un muro di plasma che si espande nello spazio a centinaia di chilometri al secondo, e che brilla a causa della ricombinazione degli atomi eccitati dal passaggio dell’onda.

Dal punto di vista osservativo, NGC 6960 è un oggetto di grande fascino. Con un piccolo telescopio e cieli scuri, la sua presenza si rivela come un arco tenuemente luminoso accanto a 52 Cygni, ma già con strumenti da 200 mm di apertura e l’uso di filtri OIII la sua struttura complessa diventa evidente: una cascata di veli luminosi intrecciati, che si estendono per decine di minuti d’arco. In fotografia, grazie alle lunghe esposizioni, la nebulosa si rivela come un arazzo di filamenti sottili, con sfumature che sembrano pennellate di luce nel buio cosmico.

Dal punto di vista scientifico, NGC 6960 e l’intera Nebulosa Velo sono un laboratorio naturale per lo studio dell’interazione tra onde d’urto e mezzo interstellare. Gli astronomi utilizzano queste strutture per comprendere come l’energia delle supernovae contribuisca a rimescolare e arricchire la materia della Galassia. I resti di supernova come questo sono, infatti, i principali meccanismi di diffusione degli elementi pesanti — ossigeno, ferro, carbonio — forgiati nelle stelle e poi dispersi nello spazio al momento dell’esplosione.

In un certo senso, osservare NGC 6960 significa contemplare il destino del nostro stesso universo materiale: ogni atomo del ferro nel nostro sangue o del calcio nelle nostre ossa è nato da esplosioni come quella che ha generato questa nebulosa millenni fa.

Così, la Nebulosa Velo Occidentale non è soltanto un capolavoro visivo del cielo estivo, ma anche una testimonianza cosmica della trasformazione e del rinnovamento. La morte di una stella massiccia, avvenuta in un remoto passato, continua oggi a illuminare il cielo con la sua eco luminosa, ricordandoci che ogni fine, nell’universo, è soltanto l’inizio di una nuova forma di esistenza.

Le nostre foto

Data scatto10 agosto 2024
TelescopioTS Optics Newton D=203mm F=800mm
CameraQHY 294MC
MontaturaSkywatcher AZ-EQ6 PRO
Immagini30x 60sec calibrate con 10x darks, 50x flats, 50x bias
ElaborazioneSharpCap 4.0, Siril, Photoshop
GuidaZWO ASI 120MC, SVBONY SV106 guide scope, con PHD2
Altra strumentazioneCorrettore di coma TS-Optics e riduttore x0,95
AutoreDavide De Pasquale, Kevin Zeoli
FiltriOptolong L-Enhance
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