M16 – La Nebulosa Aquila
L’oggetto M16, noto come Nebulosa Aquila, è una delle regioni di formazione stellare più affascinanti e iconiche del cielo. Situata nella costellazione del Serpente (Serpens Cauda), a circa 7.000 anni luce dalla Terra, la Nebulosa Aquila si estende per circa 70 x 55 anni luce e si trova all’interno di un vasto complesso di gas e polveri molecolari appartenente al Braccio di Sagittario della Via Lattea.
Fu scoperta nel 1745–1746 dall’astronomo svizzero Jean-Philippe Loys de Chéseaux, che la descrisse come un piccolo ammasso stellare avvolto da una tenue luminosità. Charles Messier la inserì nel suo catalogo nel 1764, definendola come un gruppo di stelle circondato da una debole nebula. Solo secoli dopo, con l’avvento della fotografia astronomica e dei telescopi spaziali, si rivelò la sua vera natura: un’enorme nursery stellare, alimentata da nubi di gas idrogeno ionizzato che brillano sotto l’intensa radiazione ultravioletta delle giovani stelle appena formate.
Al centro della Nebulosa Aquila si trova l’ammasso aperto NGC 6611, costituito da centinaia di stelle giovani, molte delle quali di tipo spettrale O e B, quindi estremamente calde e luminose. Queste stelle, nate appena 1–2 milioni di anni fa, sono responsabili dell’illuminazione della nebulosa e della modellazione delle sue strutture più spettacolari: le colonne di gas e polvere, rese celebri dall’immagine dei “Pilastri della Creazione” scattata dal Telescopio Spaziale Hubble nel 1995, una delle fotografie più iconiche della storia dell’astronomia moderna.
Questi pilastri, alti diversi anni luce, sono densi ammassi di gas molecolare freddo e polveri, erosi e scolpiti dai venti stellari e dalle radiazioni provenienti dalle giovani stelle dell’ammasso. Le zone più scure all’interno dei pilastri nascondono globuli di Bok, minuscoli bozzoli in cui la materia collassa sotto la propria gravità, dando vita a nuove stelle. Si tratta di regioni di formazione stellare attiva, che ci permettono di osservare i processi di nascita stellare in tempo quasi reale, così come avvennero anche nella nube che generò il nostro Sole miliardi di anni fa.
Dal punto di vista fisico, la Nebulosa Aquila è classificata come una regione H II, ossia una zona di gas ionizzato da stelle giovani e massicce. La sua emissione principale proviene dall’idrogeno ionizzato (Hα), che le conferisce il caratteristico colore rosso-rosato nelle immagini a banda stretta, mentre nelle fotografie a largo spettro appaiono anche tonalità blu e verdi dovute all’emissione di ossigeno e zolfo. La densità delle nubi e la varietà di strutture presenti fanno di M16 un laboratorio cosmico ideale per lo studio dell’evoluzione precoce delle stelle e delle interazioni tra radiazione e materia interstellare.
Osservata con un telescopio amatoriale, M16 si manifesta come un ammasso stellare brillante, dominato da stelle bianche e bluastre, con una debole nebulosità diffusa visibile in cieli scuri. I dettagli dei Pilastri della Creazione non sono visibili visualmente, ma emergono in modo spettacolare attraverso fotografie a lunga esposizione o con strumenti dotati di filtri a banda stretta. L’uso di un filtro UHC o OIII consente di accentuare la visibilità delle regioni gassose, facendo risaltare il contrasto tra la luce diffusa e le aree oscure di polvere.
Il periodo migliore per osservare M16 è compreso tra giugno e settembre, quando culmina nelle ore centrali della notte in direzione del piano galattico. Nei cieli meridionali, si eleva alta sopra l’orizzonte e offre una visione particolarmente suggestiva, spesso accompagnata da M17 (la Nebulosa Omega) e M8 (la Nebulosa Laguna), che insieme formano un trio di straordinaria bellezza nell’arco del Sagittario e del Serpente.
Dal punto di vista cosmologico, M16 rappresenta uno dei migliori esempi di “fabbrica di stelle” nella nostra galassia. Al suo interno si trovano tutti gli ingredienti della genesi stellare: gas freddo, polveri, turbolenze, gravità e radiazione. L’osservazione di questa regione, resa celebre dalle missioni spaziali Hubble e James Webb, ci mostra come l’Universo sia un sistema in perpetua trasformazione, dove la materia interstellare si distrugge e si rigenera in un ciclo continuo di nascita, vita e morte delle stelle.
In definitiva, la Nebulosa Aquila è molto più che un semplice oggetto del catalogo Messier: è un simbolo visivo della creazione cosmica, un luogo in cui possiamo contemplare la potenza e la delicatezza dei processi che danno forma alle stelle e, in ultima analisi, ai mondi che le circondano. Guardare M16 significa osservare l’Universo mentre crea se stesso, pilastro dopo pilastro, luce dopo luce.
Le nostre foto
| Data scatto | 11 agosto 2024 |
|---|---|
| Telescopio | TS Optics Newton D=203mm F=800mm |
| Camera | QHY 294MC |
| Montatura | Skywatcher AZ-EQ6 PRO |
| Immagini | N.A. |
| Elaborazione | SharpCap 4.0, Siril, Photoshop |
| Guida | ZWO ASI 120MC, SVBONY SV106 guide scope, con PHD2 |
| Altra strumentazione | Correttore di coma TS-Optics e riduttore x0,95 |
| Autore | Davide De Pasquale, Kevin Zeoli |
| Filtri | Optolong L-Enhance |